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21/10/24

Una visione positiva del packaging

La Fondazione Carta Etica del Packaging mira a rompere una narrazione negativa che dimentica quanto il settore del confezionamento sia strategico.

 

La Fondazione Carta Etica del Packaging e l’Istituto Italiano Imballaggio svolgono un ruolo fondamentale per la divulgazione del settore, spaziando dalla formazione al networking con un’attenzione crescente alle nuove generazioni, una delle colonne portanti del mercato del futuro, che coniugherà sempre di più il concetto di sostenibilità in tutte le sue accezioni. È questo il focus dell’intervista che vede protagonista la presidentessa Alessandra Fazio, che parte, con le sue riflessioni, proprio dalla nascita del progetto “Carta etica del Packaging” avvenuta nel corso dell’edizione 2015 di IPACK-IMA. Un’idea congiunta delle allora Edizioni Dativo, oggi Kairos Media Group e del Politecnico di Milano.

 

“Guardando all’edizione 2025, non abbiamo ancora definito il dettaglio degli eventi, che vogliamo siano significativi come lo è IPACK-IMA per noi. Va ricordato che si tratta di una delle più importanti fiere del settore a cui siamo molto legati perché ci ha visti nascere. Posso confermare come centrale il tema del networking, con l’obiettivo di farci conoscere in diversi modi da un numero crescente di addetti del settore: organizzando delle manifestazioni per diffondere i valori di Fondazione e instillare una cultura etica all’interno della filiera del packaging; con il networking, rivolto sia agli esperti del settore che al consumatore, che non ha ancora chiaro il ruolo del packaging; con gli ambasciatori, scelti tra aziende che sposano i valori della Carta etica nelle proprie policy interne.

 

Tra le attività di divulgazione, oltre a quelle citate, c’è anche la formazione a vari livelli, dal professionale all’industriale, dallo scolastico all’istituzionale. Siamo partiti dalle aziende per affinità, con un background tecnico molto forte che condividiamo come Istituto Italiano Imballaggio: un target che indirizziamo attraverso la controllata Packaging Meeting con cui gestiamo la formazione professionale.

 

Dobbiamo però guardare anche al ruolo chiave giocato dagli end user che generano la domanda: i consumatori finali. Ci siamo quindi detti: perché non parliamo agli influencer di domani e cioè le nuove generazioni, che guideranno la rivoluzione sostenibile in atto? È da qui che nasce il progetto “Packaging che fantastica avventura”, che ci ha permesso di coinvolgere più di 200 scuole primarie e circa 23.000 bambini nella fascia 6-11 anni. Un successo ottenuto grazie alla positiva accoglienza delle istituzioni scolastiche su scala nazionale. Il progetto presenta un viaggio all’interno del packaging per metterne in evidenza l’utilità. Partendo dalla preistoria, l’anfora come primo elemento di packaging, abbiamo poi toccato le varie fasi che ne hanno decretato una funzione indispensabile allo sviluppo della cultura e della società. È infatti fondamentale capire che senza packaging non ci può essere sviluppo. Il progetto è basato su lezioni multimediali e la partecipazione attiva dei nostri ambasciatori sul territorio dove le nostre aziende operano. Parliamo di 20-25 aziende coinvolte, con una narrazione che, stimolando la fantasia, porti i bambini a comprendere quanto il packaging sia importante anche attraverso un contest dove il miglior progetto viene premiato. L’iniziativa ha superato le aspettative e ha permesso di veicolare la cultura positiva del packaging e i valori che, come Fondazione, riteniamo essenziali e che pensiamo di riproporre anche ad altre fasce di età. Sicuramente valuteremo se portare il progetto in Ipack Ima, magari con i bambini e ragazzi vincitori, in modo da creare un momento di condivisione e festa dove il packaging è protagonista.”

 

Progettare, produrre, utilizzare gli imballaggi in modo consapevole sono i valori alla base della Carta etica: una visione sempre più condivisa, di cui IPACK-IMA desidera farsi portavoce. Quali sono per voi gli strumenti in grado di stimolare una visione più responsabile e sostenibile dell’imballaggio, sia da parte del produttore che del consumatore finale?

 

“In quanto Fondazione Carta Etica del Packaging le attività chiave sono quelle di sensibilizzazione e promozione dei valori e di una cultura positiva basata sull’etica all’interno della filiera, guardando sia ai produttori che ai consumatori. Nel quotidiano parlo spesso con persone che vedono nel packaging contenuti negativi senza coglierne la funzione fondamentale. Dobbiamo quindi cominciare a parlarne con accezione positiva, spiegando che un mondo senza imballaggio non è immaginabile, per i medicinali per la distribuzione del cibo, per la sicurezza alimentare. Cose che la filiera sa bene ma che sono ignote alla società civile fatta di consumatori inconsapevoli su cui serve lavorare, perché l’accezione da negativa diventi positiva. Un obiettivo da raggiungere, sia con la sensibilizzazione sui valori e le funzioni del packaging, che cambiando l’approccio della filiera in una direzione più etica. Penso alla riduzione dell’over-packaging, alla ricerca di materiali sempre più sostenibili o alla gestione del fine vita.

 

Sono temi su cui la filiera si sta muovendo con attenzione in particolare a un concetto esteso di sostenibilità, che includa oltre all’ambientale anche quella economica e sociale. Il tema della sostenibilità ormai è diventato chiave per fare business ma solo se tutti e tre i filoni sono inclusi nei processi. Non possiamo pensare di lavorare sul packaging sostenibile solo a livello ambientale, ignorandone l’impatto economico sui territori e quindi sociale, tra occupazione e crescita economica. Riduciamo quindi i rifiuti, miglioriamo i materiali, rafforziamo la shelf life e la sicurezza alimentare, senza dimenticare la filiera che sta alla base di questa industria che genera valore, lavoro e crea benessere con costante attenzione al green.

 

Il futuro del packaging, quindi, è sostenibile nel senso più pieno ed è un concetto globale. Se l’Europa è virtuosa, anche gli altri paesi, specialmente quelli con performance economiche in crescita come il Far East, devono lavorare su questo. Ecco perché la diffusione di una cultura dell’etica del packaging è un lavoro lungo, costante ed esteso ben oltre i confini nazionali, che parte dalla materia prima e si estende al fine vita. È un processo a mio avviso già in atto su cui la sensibilità è globale, anche se non ancora evidenziata da politiche attive come quelle europee. Del resto, siamo così virtuosi perché abbiamo cominciato per primi, detenendo un vantaggio rispetto ad altri continenti, come ad esempio l’Asia.”

 

Su quali iniziative vi state focalizzando per promuovere una cultura positiva del packaging?

 

“Oltre alla scuola di cui abbiamo diffusamente parlato e ai professionisti ed esperti di filiera, l’altro grande capitolo è quello accademico, grazie alla collaborazione con diverse Università. Tra queste, ad esempio, cito il corso di formazione biennale in packaging management con Università La Sapienza di Roma; il master del Politecnico di Torino in Eco-Design; il corso di Università Cà Foscari di Venezia dedicato alla packaging regulation, nato con l’obiettivo di formare i professionisti del settore sulle normative come il PPWR a cui integriamo la componente etica che per noi è sempre fondante. Cerchiamo quindi di divulgare e di preparare i professionisti presenti e futuri ad affrontare i grandi cambiamenti richiesti a livello europeo e globale.

 

In sostanza avanziamo in parallelo sui tre stream: scuole, Università e filiera professionale. Gli atenei possono completare il nostro bagaglio tecnico portando al settore professionisti preparati da un canto e consumatori consapevoli dall’altro. Non dimentichiamo anche che la Fondazione ha un’attività di divulgazione generale molto serrata e aperta a tutti, “Le Giornate della Fondazione”, dove tocchiamo ogni volta un tema diverso: a marzo, ad esempio, il focus è stato sull’intelligenza artificiale e la digitalizzazione applicate alla filiera del packaging. Insomma, cerchiamo di ragionare out of the box, ma ricordando che serve calare il contenuto valoriale nel quotidiano per dare corpo a un’azione efficace.”

 

Più accessibile, più sicuro, più informativo: quali dunque le tendenze del packaging del futuro?

 

“Il packaging è sempre più veicolo di sviluppo e di inclusione, tema per me fondamentale. Abbiamo citato l’accessibilità un concetto che oscilla tra materiale e immateriale, su cui il packaging ha tantissimi esempi virtuosi più o meno noti. Se parliamo di accessibilità materiale, parlo comunque anche di sostenibilità, perché rendo la confezione veicolo di inclusione e anche di economia, aprendo a un mercato da cui sarebbe escluso chi ha una disabilità o appartiene a fasce sociali più deboli. Esistono ad esempio delle soluzioni per gli ipovedenti che aiutano a capire che cosa c’è all’interno del packaging. Con lo smart packaging, inoltre, il consumatore accede a informazioni e contenuti sul prodotto che ne aumentano il valore: pensiamo a informazioni nutrizionali difficili da inserire in etichette, ricette o altri servizi a valore aggiunto. Il packaging nel futuro abbraccerà sempre più le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione, portandole a terra e offrendo vantaggi all’industria, alla filiera e al consumatore finale.

 

Complessivamente sarà inoltre più informativo ed educativo. Uno strumento funzionale che va oltre la sua funzione base di oggetto atto a contenere, tramutandosi poi in veicolo di marketing, di informazioni e oggi anche di oggetto post consumo, destinato a nuovi usi e al riciclo in ottica circolare. La confezione è quindi un mezzo per rendere disponibili in maniera accessibile e inclusiva alcuni prodotti, fornendo informazioni, educando al consumo consapevole e sostenibile. Questo per me è il packaging del futuro, che abbraccia tutte queste soluzioni, declinandole per fornire servizi a valore aggiunto oltre la sua funzionalità specifica.

 

Protagonisti di questa rivoluzione sono la digitalizzazione e in particolare, guardando al consumatore finale, lo smartphone, che è ormai un’estensione della nostra quotidianità, permettendo la lettura di barcode e codici QR e in generale facendo del packaging un evoluto strumento multifunzione. Si tratta quindi di un mercato potenziale in costante crescita se si considera che la popolazione è ormai sempre più alfabetizzata a questi strumenti, anche se oggi il mercato non è ancora maturo. Ma lo sarà domani: un domani ogni giorno più vicino perché comunque le soluzioni che si stanno studiando sono sempre più fruibili, meno complicate e sempre più accessibili. “